15/09/1939
Io.
Io sono Monti Vincenzo, figlio di Rocco e Martini Lucia, nato e domiciliato a Ceprano, provincia di Frosinone, il 2 agosto 1921, da agiata famiglia di lavoratori, dai quali, fui educato ed istruito fino a un certo punto, poi mi fusero alla vita campestre, che io in verità ho sempre odiato, ma che ora rimpiango senza far più in tempo. A sei anni incominciai le elementari, dove subito mi distinsi fra la massa e mantenni simil posto fino alla quarta, quest’ultima però, un po’ per la mala volontà, e anche per una lunga influenza, fui costretto a ripeterla, ma l’anno seguente con rinnovata speranza e, con giuramento, di non più ricadere in simile condizione. Ripresi gli studi, in breve tempo riebbi la fiducia della mia insegnante, la quale, per quattro anni mi ha dato lezione ed ha avuto per me sempre un occhio di riguardo. Terminate le elementari, volevo acquistare ancora un po’ di cultura personale, non avendo altre scuole da frequentare, feci parte del 1° Avviamento al lavoro, questo corso era molto difficile, ma tutto ciò che si imparava, per il mio mestiere era tesoro, perciò studiai con ansia, e mi classificai fin da principio secondo del corso, l’anno seguente, avrei in verità continuato, ma il mio papà, viste le mie capacità fisiche, mi consigliò di incominciare il mio mestiere, io non volevo, però chi ha ragione sono sempre loro, e così mi toccò incominciare a lavorare la terra. Questo mestiere, pur con cattiva volontà, l’ho praticato circa tre anni, ma sempre con l’occhio altrove, per cercare una via d’uscita. Finalmente potei arruolarmi in Marina, questa idea mi scaturì nel modo seguente: Era la domenica delle palme, ed io come al solito di tutte le altre feste, mi recai in città, mentre che passeggiavo con alcuni amici, vidi un manifesto con alcune navi da guerra, che in realtà facevano veramente impressione, una scritta in rosso, che diceva: “ Volete girare il mondo ? …. Un’ottima occasione !… arruolatevi in Marina, non ci pensate due volte “, andai subito al municipio per far i documenti, quei signori impiegati non mi vollero nemmeno far parlare perché era dì di festa, ma vi ritornai il lunedì, e questa volta erano impegnati con altri documenti, insomma vi feci cinque viaggi, infine per merito di una guardia comunale, ottenni tutto ciò che mi faceva bisogno. Ora però siamo al più duro: la firma di mio padre che assolutamente non voleva, ma infine con l’aiuto di mio zio potei ottenere tutto ciò che mi faceva bisogno. Spedii la domanda il 24 giugno del 1937 , quella giornata per me fu addirittura divina, dopo aver atteso circa quattro mesi, ricevetti una cartolina verde, la quale mi diceva che fra qualche mese dovevo partire, figuratevi allora come attendevo io questo giorno, ma trascorsero parecchie settimane, senza aver nulla di nuovo, questo per me ormai voleva significare che io ero in soprannumero, e quindi non dovevo presentarmi affatto, invece, il 19 febbraio del 1938 ebbi la chiamata di presentazione a La Spezia, il 27 febbraio, questo per me fu un duro colpo, infatti attesi con ansia il giorno predestinato, e via con mille proponimenti.
Partii di domenica a mattino, alle ore 6, era un mattino che faceva rabbrividire, ma io ero talmente infuocato dalla gioia che non sentivo nulla, il momento più commuovente fu quando lasciai i miei, salutai per prima la mia vecchia nonna, che mi lasciò cadere lacrime sulla fronte, poi mio padre, il quale mi incoraggiò e mi benedisse, l’ultima fu mia madre, povera donna! come piangeva! Qua non potetti restare nemmeno io impassibile, come le prime lacrime sue mi calarono sul volto una pioggia delle mie si unirono ad esse, io non mi feci accorgere ma piansi, piansi con cuore e mi pentii per la prima volta di aver voluto fare a testa mia. Intanto mi reco alla stazione, accompagnato dal mio fratello maggiore che mi fece il biglietto e tutto. La domenica la passai a Roma da zio, ma io non ero più in me, un po’ che mi trovavo forestiero, un po’ il pensiero ai miei, sembravo veramente uno scemotto, ma questo nessuno se ne accorse per fortuna, altrimenti correvo anche il rischi di dover sentirmi canzonare. Ora che mi sentirei di andare al polo nord, partii da zio alle 11 di mattina, alle 11,38 lasciai Roma, qua in treno mi ripresi un po’, incontrai alcuni giovani che si recavano là, quindi subito amici e poi veri compagni fedeli per tutta la vita del deposito, perché di loro nessuno fu fatto idoneo per fesserie che non vale la pena descrivere, per esempio perché avevano la nicotina alle mani, oppure per un dente cariato ecc.… Arrivammo a La Spezia alle 7, quindi prima di presentarci ci recammo a fare una gita per la città, e poi al deposito C.R.E.M. qua ci presero tutti, riuniti ci dettero la stoviglia per mangiare, quindi il cartellino di riconoscimento e poi ci lasciarono liberi. Il giorno dopo incominciò la visita , ogni quaranta ne pigliavano cinque o sei, per combinazione, insomma di 8715 ne servivano 45 appena questi ne dovevano pigliare, a me toccò il secondo giorno, eravamo 35, accompagnati da un secondo capo infermiere, entrammo e in una sala bianca con letti dell’identico colore, qualche ammalato faceva capolino cercando qualche compaesano, qua ci fu ordinato di spogliarci, in breve fummo nudi e incominciarono a chiamare, avanti a me ne chiamò 13, tutti e 13 scartati, io andai con ferma convinzione di essere fregato anch’io, infatti, mi fece una visita lunga e con scrupolosa attenzione, infine il Capitano che mi aveva visitato si volse al Maggiore e gli disse: “ lo compriamo questo ? “ esso esitò un po’ nel rispondere disse: “ compriamolo”, quindi fui fatto idoneo, mi lasciarono libero senza più che nessuno mi cercasse finché un giorno sentii il mio nome al microfono, che mi dovevo presentare in sala culturale per dare gli esami, mi presentai casto verso la nave, mi trovai di fronte a un Sotto tenente di vascello, uomo calmo ma deciso, mi fa alcune domande alle quali seccamente risposi, poi mi domandò nome, cognome, paternità, dove ero nato e che mestiere esercitavo a tutte queste domande risposi come meglio potetti, infine mi da il punto, ritenni che sia stato 19 ma non ne fui sicuro. Dopo di questo restai in abbandono senza più che nessuno si curasse di noi, ero quasi sicuro di restare, ero in estasi, sperando al più presto di partire per Pola.
Infatti, il 16 marzo fummo tutti chiamati per la scelta, primo, furono presi gli orfani di guerra, poi i figli dei Sottufficiali e Ufficiali in ultimo figli di famigli numerose premarinai, di modo che io non ebbi la fortuna di poter entrare tra questi, infine mi venne domandato se volevo far parte alla categoria degli infermieri, pur con male volontà accettai anziché andare a casa. Dopo 16 giorni di quella vita che per conto mio sarà stata forse la più brutta della mia vita vissuta, per mille e mille ragioni, circa 20 minuti dopo del mio trasferimento di categoria fui chiamato per mettere la firma, in questi istanti si presenta un capo Furiere e dice:” Momento, c’è ancora posto per un cannoniere ”, allora io non aspettai un istante per dire: “vorrei io quel posto”, il comandante quasi ne ebbe compassione di simile espressione, dimostrò che stava per accontentarmi quando un mio compagno reclamò perché voleva andare lui, allora il comandante ci fa tirare a sorte con dieci centesimi, fui fortunato e quindi eccomi cannoniere di nuovo.
Il giorno 17 partimmo per Pola, che bordello che facemmo, eravamo un cinquanta persone compresi alcuni nocchieri, si cantava si rideva, si ballava, era insomma un bordello. Arrivammo a Pola il 18 alle 11 stanchi morti, eppure non sentivamo nulla, eravamo fieri di noi stessi, ci sentivamo ormai soldati uomini destinati alla vita del mare e viaggiare continuamente per la sa grandezza della patria. Qui non appena arrivati il comandante ci fa un bellissimo discorso, poi venimmo affidati a un capitano di bassa forza, accompagnato da alcuni sotto capi ci fanno rapare, poi fare il bagno, e in ultimo ci portarono a mangiare, poi sempre in comitiva ci portarono al casermaggio dove ritirammo una grande coperta e un piccolo materassino, così alle 7 fummo liberi di andare in branda, io subito vi andai e quella notte feci forse più sonno di tutte le altre notti. Al mattino la sveglia per noi fu una mezzoretta dopo degli altri, la giornata la passammo in aula ma senza ricevere alcuna spiegazione.
Dopo qualche settimana ci vestirono, io mi sentivo l’uomo più felice del mondo, finalmente il mio sogno si era appagato, avevo indossato una divisa, ero marinaio e occupavo una delle più belle categorie, Cann. Art. in fin dei conti ero uomo, questo però me lo dicevano i miei superiori perché veramente mi sentivo bambino, avevo solo sedici anni e mezzo.
Dopo qualche settimana si incominciarono le lezioni, il programma si stendeva su una larga porzione di chimica un po’ di pratica e teoria, munizionamento che consisteva nello studio delle polveri, il modo di caricare ecc.. ..
Io fin da principio studiavo e imparavo molto, ho avuto molti elogi dal mio ufficiale, il quale fin da principio mi guardò sempre con occhio benigno. Dopo tre mesi si diedero gli esami per ricavare da essi una graduatoria, su di questi riuscii terzo, si continuò ancora lo studio e di più avemmo quindici giorni di pratica in una polveriera nei pressi di Venezia e questa mi fece molto di più dello studio, agli esami finali mi sentivo molto sicuro di me stesso e perciò nemmeno ci pensavo, mentre alcuni miei compagni si disperavano. A questi esami riuscii il primo del corso, ebbi come premio una medaglia di Vermei e un diploma il quale mi attestava primo.
Finalmente è arrivato il giorno della destinazione, io ebbi la possibilità di scegliere, e scelsi il Carabiniere, un C.T, il quale ancora si trovava in cantiere a Genova.
Per recarmi là, dovetti attraversare tutta l’Italia settentrionale, fu un viaggetto veramente di piacere, si era al tempo in cui l’Europa si trovava in brutte acque per la questione ceca che poi si risolse con l’accordo di Monaco per opera di Benito Mussolini, primo ministro d’Italia. La gente interna quando vedeva un marinaio rimaneva meravigliata, tanto è vero che a Milano davanti alla chiesa del Duomo, a noi lanciavano il cordone, poi volevano sapere se si faceva la guerra, io tutti incoraggiavo, assicurandoli della pace, come infatti avvenne il giorno seguente. Arrivai a Genova, qua la vita non era brutta, fuori tutte le sere, non si lavorava, non si faceva nulla del genere, questa vita durò per tre mesi circa, poi si è allestita la nave e quindi si parte per La Spezia. Entrammo in squadra e facevamo parte alla seconda squadra navale, sotto il comando dell’Ammiraglio Pini, qua svolgemmo lunghe esercitazioni, si usciva generalmente tre volte a settimana e tutte le navigazioni erano di 18 – 20 ore, diciamo che si stava quasi sempre fuori, eppure io ero contento.
Dopo di queste navigazioni si incominciò a toccare qualche città nuova, come per esempio Gaeta, Napoli, Palermo, Taranto, Messina, Castellammare del golfo, Livorno, Santa Margherita, e Rapallo. Tutte queste città sono italiane ma sono stato anche due volte in Spagna centro, Cadice per la prima volta, poi Barcellona e Malaga, ed ora su per giù le navigazioni sono sempre le stesse. In questi giorni mi sono sentito veramente un po’ nervoso e quasi avrei abbandonato tutto alla deriva se non avessi pensato ad un avvenire, eppure ormai sono l’uomo che ha sognato di essere l’uomo che gira il mondo, però speriamo che questa emicrania se ne vada subito e ripigli il mio felice atteggiamento d’uomo e soprattutto da militare perché ormai sono diciannove mesi di codesta vita.
Monti Vincenzo
Io.
Io sono Monti Vincenzo, figlio di Rocco e Martini Lucia, nato e domiciliato a Ceprano, provincia di Frosinone, il 2 agosto 1921, da agiata famiglia di lavoratori, dai quali, fui educato ed istruito fino a un certo punto, poi mi fusero alla vita campestre, che io in verità ho sempre odiato, ma che ora rimpiango senza far più in tempo. A sei anni incominciai le elementari, dove subito mi distinsi fra la massa e mantenni simil posto fino alla quarta, quest’ultima però, un po’ per la mala volontà, e anche per una lunga influenza, fui costretto a ripeterla, ma l’anno seguente con rinnovata speranza e, con giuramento, di non più ricadere in simile condizione. Ripresi gli studi, in breve tempo riebbi la fiducia della mia insegnante, la quale, per quattro anni mi ha dato lezione ed ha avuto per me sempre un occhio di riguardo. Terminate le elementari, volevo acquistare ancora un po’ di cultura personale, non avendo altre scuole da frequentare, feci parte del 1° Avviamento al lavoro, questo corso era molto difficile, ma tutto ciò che si imparava, per il mio mestiere era tesoro, perciò studiai con ansia, e mi classificai fin da principio secondo del corso, l’anno seguente, avrei in verità continuato, ma il mio papà, viste le mie capacità fisiche, mi consigliò di incominciare il mio mestiere, io non volevo, però chi ha ragione sono sempre loro, e così mi toccò incominciare a lavorare la terra. Questo mestiere, pur con cattiva volontà, l’ho praticato circa tre anni, ma sempre con l’occhio altrove, per cercare una via d’uscita. Finalmente potei arruolarmi in Marina, questa idea mi scaturì nel modo seguente: Era la domenica delle palme, ed io come al solito di tutte le altre feste, mi recai in città, mentre che passeggiavo con alcuni amici, vidi un manifesto con alcune navi da guerra, che in realtà facevano veramente impressione, una scritta in rosso, che diceva: “ Volete girare il mondo ? …. Un’ottima occasione !… arruolatevi in Marina, non ci pensate due volte “, andai subito al municipio per far i documenti, quei signori impiegati non mi vollero nemmeno far parlare perché era dì di festa, ma vi ritornai il lunedì, e questa volta erano impegnati con altri documenti, insomma vi feci cinque viaggi, infine per merito di una guardia comunale, ottenni tutto ciò che mi faceva bisogno. Ora però siamo al più duro: la firma di mio padre che assolutamente non voleva, ma infine con l’aiuto di mio zio potei ottenere tutto ciò che mi faceva bisogno. Spedii la domanda il 24 giugno del 1937 , quella giornata per me fu addirittura divina, dopo aver atteso circa quattro mesi, ricevetti una cartolina verde, la quale mi diceva che fra qualche mese dovevo partire, figuratevi allora come attendevo io questo giorno, ma trascorsero parecchie settimane, senza aver nulla di nuovo, questo per me ormai voleva significare che io ero in soprannumero, e quindi non dovevo presentarmi affatto, invece, il 19 febbraio del 1938 ebbi la chiamata di presentazione a La Spezia, il 27 febbraio, questo per me fu un duro colpo, infatti attesi con ansia il giorno predestinato, e via con mille proponimenti.
Partii di domenica a mattino, alle ore 6, era un mattino che faceva rabbrividire, ma io ero talmente infuocato dalla gioia che non sentivo nulla, il momento più commuovente fu quando lasciai i miei, salutai per prima la mia vecchia nonna, che mi lasciò cadere lacrime sulla fronte, poi mio padre, il quale mi incoraggiò e mi benedisse, l’ultima fu mia madre, povera donna! come piangeva! Qua non potetti restare nemmeno io impassibile, come le prime lacrime sue mi calarono sul volto una pioggia delle mie si unirono ad esse, io non mi feci accorgere ma piansi, piansi con cuore e mi pentii per la prima volta di aver voluto fare a testa mia. Intanto mi reco alla stazione, accompagnato dal mio fratello maggiore che mi fece il biglietto e tutto. La domenica la passai a Roma da zio, ma io non ero più in me, un po’ che mi trovavo forestiero, un po’ il pensiero ai miei, sembravo veramente uno scemotto, ma questo nessuno se ne accorse per fortuna, altrimenti correvo anche il rischi di dover sentirmi canzonare. Ora che mi sentirei di andare al polo nord, partii da zio alle 11 di mattina, alle 11,38 lasciai Roma, qua in treno mi ripresi un po’, incontrai alcuni giovani che si recavano là, quindi subito amici e poi veri compagni fedeli per tutta la vita del deposito, perché di loro nessuno fu fatto idoneo per fesserie che non vale la pena descrivere, per esempio perché avevano la nicotina alle mani, oppure per un dente cariato ecc.… Arrivammo a La Spezia alle 7, quindi prima di presentarci ci recammo a fare una gita per la città, e poi al deposito C.R.E.M. qua ci presero tutti, riuniti ci dettero la stoviglia per mangiare, quindi il cartellino di riconoscimento e poi ci lasciarono liberi. Il giorno dopo incominciò la visita , ogni quaranta ne pigliavano cinque o sei, per combinazione, insomma di 8715 ne servivano 45 appena questi ne dovevano pigliare, a me toccò il secondo giorno, eravamo 35, accompagnati da un secondo capo infermiere, entrammo e in una sala bianca con letti dell’identico colore, qualche ammalato faceva capolino cercando qualche compaesano, qua ci fu ordinato di spogliarci, in breve fummo nudi e incominciarono a chiamare, avanti a me ne chiamò 13, tutti e 13 scartati, io andai con ferma convinzione di essere fregato anch’io, infatti, mi fece una visita lunga e con scrupolosa attenzione, infine il Capitano che mi aveva visitato si volse al Maggiore e gli disse: “ lo compriamo questo ? “ esso esitò un po’ nel rispondere disse: “ compriamolo”, quindi fui fatto idoneo, mi lasciarono libero senza più che nessuno mi cercasse finché un giorno sentii il mio nome al microfono, che mi dovevo presentare in sala culturale per dare gli esami, mi presentai casto verso la nave, mi trovai di fronte a un Sotto tenente di vascello, uomo calmo ma deciso, mi fa alcune domande alle quali seccamente risposi, poi mi domandò nome, cognome, paternità, dove ero nato e che mestiere esercitavo a tutte queste domande risposi come meglio potetti, infine mi da il punto, ritenni che sia stato 19 ma non ne fui sicuro. Dopo di questo restai in abbandono senza più che nessuno si curasse di noi, ero quasi sicuro di restare, ero in estasi, sperando al più presto di partire per Pola.
Infatti, il 16 marzo fummo tutti chiamati per la scelta, primo, furono presi gli orfani di guerra, poi i figli dei Sottufficiali e Ufficiali in ultimo figli di famigli numerose premarinai, di modo che io non ebbi la fortuna di poter entrare tra questi, infine mi venne domandato se volevo far parte alla categoria degli infermieri, pur con male volontà accettai anziché andare a casa. Dopo 16 giorni di quella vita che per conto mio sarà stata forse la più brutta della mia vita vissuta, per mille e mille ragioni, circa 20 minuti dopo del mio trasferimento di categoria fui chiamato per mettere la firma, in questi istanti si presenta un capo Furiere e dice:” Momento, c’è ancora posto per un cannoniere ”, allora io non aspettai un istante per dire: “vorrei io quel posto”, il comandante quasi ne ebbe compassione di simile espressione, dimostrò che stava per accontentarmi quando un mio compagno reclamò perché voleva andare lui, allora il comandante ci fa tirare a sorte con dieci centesimi, fui fortunato e quindi eccomi cannoniere di nuovo.
Il giorno 17 partimmo per Pola, che bordello che facemmo, eravamo un cinquanta persone compresi alcuni nocchieri, si cantava si rideva, si ballava, era insomma un bordello. Arrivammo a Pola il 18 alle 11 stanchi morti, eppure non sentivamo nulla, eravamo fieri di noi stessi, ci sentivamo ormai soldati uomini destinati alla vita del mare e viaggiare continuamente per la sa grandezza della patria. Qui non appena arrivati il comandante ci fa un bellissimo discorso, poi venimmo affidati a un capitano di bassa forza, accompagnato da alcuni sotto capi ci fanno rapare, poi fare il bagno, e in ultimo ci portarono a mangiare, poi sempre in comitiva ci portarono al casermaggio dove ritirammo una grande coperta e un piccolo materassino, così alle 7 fummo liberi di andare in branda, io subito vi andai e quella notte feci forse più sonno di tutte le altre notti. Al mattino la sveglia per noi fu una mezzoretta dopo degli altri, la giornata la passammo in aula ma senza ricevere alcuna spiegazione.
Dopo qualche settimana ci vestirono, io mi sentivo l’uomo più felice del mondo, finalmente il mio sogno si era appagato, avevo indossato una divisa, ero marinaio e occupavo una delle più belle categorie, Cann. Art. in fin dei conti ero uomo, questo però me lo dicevano i miei superiori perché veramente mi sentivo bambino, avevo solo sedici anni e mezzo.
Dopo qualche settimana si incominciarono le lezioni, il programma si stendeva su una larga porzione di chimica un po’ di pratica e teoria, munizionamento che consisteva nello studio delle polveri, il modo di caricare ecc.. ..
Io fin da principio studiavo e imparavo molto, ho avuto molti elogi dal mio ufficiale, il quale fin da principio mi guardò sempre con occhio benigno. Dopo tre mesi si diedero gli esami per ricavare da essi una graduatoria, su di questi riuscii terzo, si continuò ancora lo studio e di più avemmo quindici giorni di pratica in una polveriera nei pressi di Venezia e questa mi fece molto di più dello studio, agli esami finali mi sentivo molto sicuro di me stesso e perciò nemmeno ci pensavo, mentre alcuni miei compagni si disperavano. A questi esami riuscii il primo del corso, ebbi come premio una medaglia di Vermei e un diploma il quale mi attestava primo.
Finalmente è arrivato il giorno della destinazione, io ebbi la possibilità di scegliere, e scelsi il Carabiniere, un C.T, il quale ancora si trovava in cantiere a Genova.
Per recarmi là, dovetti attraversare tutta l’Italia settentrionale, fu un viaggetto veramente di piacere, si era al tempo in cui l’Europa si trovava in brutte acque per la questione ceca che poi si risolse con l’accordo di Monaco per opera di Benito Mussolini, primo ministro d’Italia. La gente interna quando vedeva un marinaio rimaneva meravigliata, tanto è vero che a Milano davanti alla chiesa del Duomo, a noi lanciavano il cordone, poi volevano sapere se si faceva la guerra, io tutti incoraggiavo, assicurandoli della pace, come infatti avvenne il giorno seguente. Arrivai a Genova, qua la vita non era brutta, fuori tutte le sere, non si lavorava, non si faceva nulla del genere, questa vita durò per tre mesi circa, poi si è allestita la nave e quindi si parte per La Spezia. Entrammo in squadra e facevamo parte alla seconda squadra navale, sotto il comando dell’Ammiraglio Pini, qua svolgemmo lunghe esercitazioni, si usciva generalmente tre volte a settimana e tutte le navigazioni erano di 18 – 20 ore, diciamo che si stava quasi sempre fuori, eppure io ero contento.
Dopo di queste navigazioni si incominciò a toccare qualche città nuova, come per esempio Gaeta, Napoli, Palermo, Taranto, Messina, Castellammare del golfo, Livorno, Santa Margherita, e Rapallo. Tutte queste città sono italiane ma sono stato anche due volte in Spagna centro, Cadice per la prima volta, poi Barcellona e Malaga, ed ora su per giù le navigazioni sono sempre le stesse. In questi giorni mi sono sentito veramente un po’ nervoso e quasi avrei abbandonato tutto alla deriva se non avessi pensato ad un avvenire, eppure ormai sono l’uomo che ha sognato di essere l’uomo che gira il mondo, però speriamo che questa emicrania se ne vada subito e ripigli il mio felice atteggiamento d’uomo e soprattutto da militare perché ormai sono diciannove mesi di codesta vita.
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