domenica 15 aprile 2007

La gioia e il sorriso.

I bambini per prima cosa piangono ma come seconda, ridono. Generalmente i neonati iniziano a sorridere prima di due mesi, facendo del sorriso la seconda espressione che appare sul viso umano.
Il sorriso che appare sul viso di un bambino di due mesi, comunque, non differisce in modo significativo da quello di un ottantacinquenne. Una volta che si inizia a sorridere, si sorride sempre nella stessa maniera.
Il sorriso non è soltanto l’espressione che ci portiamo dietro pressoché intatta dall’infanzia alla vecchiaia, ma è anche l’espressione facciale più universalmente accettata e incoraggiata in tutte le società umane.
Ci sono ombreggiature emozionali più sottili in un sorriso di quanto non siano in qualsiasi altra espressione. I sorrisi possono contenere elementi di altre espressioni come tristezza o rabbia, e creare volti di affascinante ambiguità e complessità.
Come la tristezza, possono essere definite espressioni potenti anche quando sono appena visibili.

Il sorriso:quanti muscoli?
I sorrisi sono un’espressione efficiente: che si stia parlando di un sorriso aperto o di una risata a crepapelle, il numero di muscoli coinvolti è sempre lo stesso: due, uno specialista e l’altro generico.
Lo specialista è lo zigomatico maggiore che ha l’incarico di descrizione più ristretto rispetto a qualsiasi altro muscolo di espressione; la sua unica funzione sul viso è quella di tirare la bocca in un sorriso. L’altro è il grande muscolo circolare dell’occhio, l’orbicularis oculi che ricopre molti ruoli in molte espressioni diverse, come il pianto, l’ira, il disgusto e il dolore.
Nel sorriso, l’orbicularis oculi ricopre un ruolo indispensabile: se non partecipa al sorriso, il sorriso non sembrerà felice. Infatti se si sorride con la bocca ma lasciando gli occhi neutrali, si perde qualcosa di fondamentale al calore e al fascino dell’espressione.

L’importanza dell’occhio nella sincerità del sorriso.
L’occhio increspato verso l’alto è importante per la sincerità di un sorriso perché dice la verità, mentre la bocca può mentire. Stringere e corrugare l’occhio è un’azione involontaria che rientra nella categoria dello starnuto o del brivido, mentre tirare la bocca in un sorriso è un’azione diretta e volontaria.
Si può sorridere a prescindere da quello che si prova, ma non si possono increspare gli occhi o piangere a comando. C’è un riflesso che ci fa socchiudere gli occhi quando sorridiamo e l’essere semplicemente rilassati fa diventare quel riflesso un’azione. Esso si basa sul ruolo della contrazione dell’orbicularis oculi, il muscolo che socchiude l’occhio, che gioca un proprio ruolo nella protezione dell’occhio dallo stress interno.

L’occhio
Non appena nasce un sorriso, l’occhio inizia a socchiudersi a ogni stadio della risata o del sorriso. Se, in un sorriso, l’occhio non si socchiude abbastanza, istintivamente si rifiuta quel sorriso come “falso”.
Nella risata a crepapelle, l’occhio si socchiude poco di più a causa della contrazione dell’orbicularis oculi. Viene circondato da una “forma di pressione”.
Nella risata, agisce solo la parte palpebrale interna e la metà inferiore del muscolo, con il risultato che l’occhio viene socchiuso molto di più dal basso.
Ogni volta che c’è un sorriso la palpebra inferiore si accorcia, si stende e scivola in su verso l’occhio.

La bocca
Quando si sorride o si ride, la bocca si allarga e i denti superiori sporgono. Sono così bianchi e la bocca dietro così nera, che la potenza che portano i denti incorniciati dalla bocca è considerevole.

Le guance
Le guance si ammassano in su quando l’orbicularis oculi e lo zigomatico maggiore si contraggono individualmente. L’ispessimento e arrotondamento delle guance è una delle forme più caratteristiche del sorriso.
Dal momento in cui qualcuno inizia a sorridere apertamente, l’arrotondarsi delle guance verso l’alto è maggiore e, tra tutti i connotati, è quello molto meglio definito.
Quando si sorride, più si è contenti e più è forte l’azione congiunta dei due muscoli; in altre parole, più il sorriso è ampio e più stretti appariranno gli occhi e piene le guance. Al contrario, quando il sorriso sfuma, la tensione del muscolo dell’occhio si rilassa e l’iride si rivela più completamente.
E’ un equilibrio molto sottile. Non si può costringere l’occhio a strizzarsi proprio nella giusta misura rispetto all’ampiezza del sorriso, ma se dietro c’è il sentimento, avviene tutto automaticamente. Anche la nostra percezione del sorriso è automatica, ecco perché rispondiamo molto più calorosamente a quei sorrisi che ci appaiono “giusti”.

L’atto di sorridere è innato, e nei bambini si manifesta fin dalle ore di vita. I bambini nati ciechi e sordi sorridono, anche se non hanno mai visto un sorriso. I primi sorrisi compaiono da due a dodici ore dopo la nascita, e sembrano privi di contenuto. I bambini si limitano a produrli, e questo contribuisce a consolidare il legame con i genitori.
La seconda fase del sorriso incomincia tra la quinta settima e il quarto mese di vita. E’ il “sorriso sociale”: il bambino sorride quando fissa il viso di una persona.
Può essere suscitato anche dalla voce e dal contatto fisico. Ma il concetto di “sorriso sociale” non è ancora definito con assoluta chiarezza.
Alcuni studiosi ritengono che il sorriso umano derivi dalla “faccia giocosa” o “faccia rilassata a bocca aperta” dei primati. Questa espressione, in cui la bocca si spalanca o gli angoli si ritraggono appena, è meno somigliante al sorriso umano. Ma si riscontra in contesti analoghi, coinvolge gli stessi muscoli, e talvolta può far pensare al nostro sorriso.
A quanto pare rispondiamo automaticamente con un sorriso a un sorriso sincero, anche se stiamo solo guardando delle fotografie. Ci piacciono i sorrisi, ed è per questo che ne vediamo tanti nelle pubblicità televisive, sulle facce di chi ci vuole vendere qualcosa e spesso su quelle degli estranei.
Dale Carnegie diceva che i sorrisi possono conquistare degli amici e influenzare la gente, ed effettivamente la ricerca ha dimostrato che le persone sorridenti ci appaiono più simpatiche, socievoli, attraenti, capaci e oneste di quelle che non sorridono.
Spesso sorridere segnala compiacenza, intenzione di collaborare. Forse il sorriso è l’espressione più facile da riconoscere fra culture diverse perché favorisce la cooperazione. E forse per lo stesso motivo è l’espressione simulata con maggior frequenza. Eppure il sorriso è anche una delle espressioni più ambigue.
Esistono diversi tipi di sorrisi: il sorriso triste, il sorriso correttivo, il sorriso di acquiescenza, il sorriso di corteggiamento, il sorriso di imbarazzo, ecc.

Qual è il motivo fondamentale del riso?
E’ una questione assai più seria di quanto si pensi. Tendiamo a considerare frivolo il riso, che però è onnipresente, e spesso intenso. Influisce nei rapporti sociali, nei modi di essere amici, persino nell’accoppiamento. Ed è molto gradevole. Jules Renard ha detto: “Siamo al mondo per ridere” e le persone cui non piace ridere sono più rare di quelle cui non piace la vita stessa.
Tutte le espressioni del viso hanno un loro costo. Consumano energia e possono attrarre i predatori, quindi devono assolutamente offrire almeno altrettanto vantaggi. Aristotele afferma che l’uomo è l’unico animale con la caratteristica di ridere, e tecnicamente ha ragione. Ma se le altre creature non ridono, è per lo stesso identico motivo per cui non parlano: manca loro l’attrezzatura.
Ridendo, blocchiamo ripetutamente l’emissione di aria dai polmoni, di solito producendo occlusive o fricative glottidali.
Gli animali non ridono come noi, a quanto pare Darwin ne era convinto. Se si fa il solletico a un giovane orango, osservò, sorride ed emette un rumore chioccio. Gli brillano gli occhi, e quando si smette di fargli il solletico la sua faccia si illumina, in un’ espressione simile al sorriso.
Basandosi su tali scoperte, lo psicologo Glenn Weisfeld della Wayne State University ha azzardato un ipotesi sull’evoluzione del riso. Ritiene che sia incominciato con il solletico.
Come ha osservato Darwin, soffriamo il solletico in zone che gli altri toccano di rado come le costole o le piante dei piedi. Nei bambini il solletico sembra la simulazione giocosa di un’aggressione. Li aiuta a sviluppare i riflessi di difesa di quelle zone, e il loro risolini incoraggiano l’adulto a insistere. Quando cresciamo e controlliamo queste reazioni possiamo arrivare a trovare spiacevole il solletico.
E secondo Weisfeld, dal solletico e dal gioco fisico, il riso diventò una reazione al gioco sociale, dove serve anche ad affinare le capacità.
Per esempio prendere in giro qualcuno corrisponde a un’aggressione scherzosa, e aumenta la nostra capacità di reagire agli insulti veri e propri. Le battute richiedono facoltà di deduzione, un’abilità essenziale in qualsiasi campo.

E’ scientificamente accertato che le persone dotate di umorismo reagiscono meglio allo stress. Già il ridere in sé riduce lo stress fisiologico e psicologico, come sostiene la teoria della liberazione di Spencer.
Rollo May e altri psicologi affermano che le persone spiritose riescono a guardare i propri problemi con un certo distacco, a vederli in prospettiva. Ma forse hanno semplicemente maggior potere sociale, più controllo sugli eventi che producono stress. I ricercatori hanno scoperto che l’umorismo corrisponde a un’immagine di sé positiva.
Non sorprende il fatto che la scelta di un partner sia basata almeno in parte sul divertimento e sul riso, che svolge un ruolo importante nel corteggiamento.
Da un’ interessante ricerca sulle conversazioni fra giovani estranei tedeschi è emerso che più un uomo faceva ridere una donna, più lei voleva rivederlo. Ma il fatto che una donna fosse spiritosa non provocava la stessa reazione negli uomini. Essi desideravano rivedere una donna quanto più lei rideva delle loro battute.
Nel sesso femminile, il riso, come la dilatazione delle pupille, segnala l’interesse, e in realtà le donne sono consapevoli di quanto sia importante dal punto di vista strategico ridere agli scherzi degli uomini. Gli uomini, da parte loro, sanno quanto è importante inserire gli approcci amorosi in un contesto giocoso.

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