sabato 19 maggio 2007

Consapevolezza e razionalità : la ragione

Nell’uso comune per ”Razionalità” si intende la facoltà mediante la quale l’individuo organizza in maniera coerente e consapevole le sue conoscenze sul mondo e in base a esse sceglie un comportamento adeguato alle varie situazioni in cui viene a trovarsi.

La ragione sarebbe quindi la capacità di scegliere consapevolmente tra comportamenti utili e comportamenti svantaggiosi. In base a questa assunzione esisterebbe una stretta relazione o una coincidenza tra il concetto stesso di razionalità e quello di consapevolezza.

È un processo tipico della specie umana e quindi distingue l’uomo dagli animali; attraverso esso, per es., l’uomo “sa” di vivere, a differenza dell’animale, che “avverte” di vivere.

Dal punto di vista filosofico la “ragione” è la facoltà opposta alla sensazione e alla percezione ed è fondamentale per la formulazione di concetti costituenti i nessi generali e necessari su cui stabilire la conoscenza.

La normalità di un individuo è basata sull’equilibrio armonico di ragione e passioni, di agonisti e antagonisti chimici della neurotrasmissione, che si modulano reciprocamente in modo da impedire che gli uni prendano il sopravvento sugli altri. Una sorta di controllo incrociato che dà conto dell’influenza della razionalità sulle emozioni, e delle emozioni sulla razionalità.
La malattia mentale sarebbe dunque il risultato di uno squilibrio: per difetto o per eccesso di neurotrasmettitori, per difetto o per eccesso di passioni, per difetto o addirittura per eccesso di ragione.
Date le “infinite gradazioni della normalità”, stabilire quale sia l’equilibrio psichico “sano” e quindi definire la malattia mentale, è spesso molto difficile.

La ragione è, e può soltanto essere, la schiava delle passioni.
David Hume

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