domenica 15 aprile 2007

Una mia crociera in Sicilia.

02/04/1940
Tema
Una mia crociera in Sicilia.
Da qualche giorno la quarta divisone navale, composta da quattro Caccia e quattro Incrociatori, era nel porto di Napoli. A bordo correva la voce che prestissimo c’era una crociera per i vari porti della Sicilia. Infatti, il giorno 5 aprile alle ore 17,23 lasciammo Napoli. Era uno di quei soliti tramonti, il sole con i suoi raggi di fuoco indorava l’intero panorama, mentre che scompariva dietro al fumante Vesuvio. In breve la squadriglia fu in formazione, si navigava sui 19 nodi ed eravamo diretti a Trapani, per un certo tempo mantenemmo la giusta rotta e la stessa velocità, ma quando il giorno incominciò a cadere e quel birbo scirocco fischiava sempre più pigliandoci circa 40 gradi a prora dritta, ci costringeva a navigare sotto costa con ridottissima velocità. Si sperava in un cambiamento quando eravamo fuori dal golfo, ma fu una vera delusione, perché man mano che le nostre prore avanzavano fendendo il tumultuoso mare, trovavano sempre più resistenza. Io me ne stavo solo soletto vicino al cannone poppiero e con occhio mesto guardavo l’immenso drappo luminoso Napoletano. Il mio triste sguardo si spegneva sempre in un punto luminoso, sotto il quale si trovava uno dei più cari amici. Intanto si avanzava sempre più nell’immensa solitudine, il vento fischiava sempre più forte, naturalmente diveniva sempre più impetuoso, alcune ondate incominciarono ad invadere la coperta, intensificandosi sempre più con il passare del tempo, in modo che in breve la coperta divenne continuamente percorsa dall’acqua. Questi ignobili movimenti causarono il mal di mare, che è uno dei maggiori malesseri che possa esistere, per cui non esisteva medicina alcuna. Verso le 8 cerco di ritirarmi sotto coperta, a fatica vi riuscii ad andare, quando arrivai non c’era posto da poter passare, quasi tutta la gente aveva il morale a terra, moltissimi avevano vomitato, rendendo il locale in condizioni pietose, ovunque vi erano sputi, raschi e schizzi di ogni genere, mandando un puzzo da non potersi paragonare ad altro. Qualcuno implorava il Dio mentre altri bestemmiavano. Tutto ciò mi fece una pessima impressione. In questo frattempo l’acqua scorreva su per la coperta come un torrente, penetrando mediante alcune comunicazioni nei locali, tra tutto ha inondato l’antiquato ufficiale. Il comandante ha stabilito un turno rotativo, molte persone però hanno eseguito l’ordine solo per non rifiutarsi, non perché si sentivano in grado di fare tale lavoro. Verso le 11,30 di notte, toccò anche a me, e per recarmi sul posto presi una fatale ondata, da cui uscii tutto mollo e tale episodio lo ricorderò in tutta la mia vita marinara. Con questo ritmo è trascorsa l’intera nottata, al mattino il mare era sempre uguale, i viveri erano corti e il personale semisfinito, dunque fu preferito ritirarsi nel golfo di Milazzo. Era questo un porto abbastanza riparato dalle correnti, la cittadina si estendeva su una piana fertile e intensamente coltivata. Stammo qui per circa ventisei ore, tornata la calma in mare si salpò diretti a Trapani e durante la notte si svolsero molte e interessanti esercitazioni. Arrivammo alla detta città dopo circa diciotto ore di navigazione, era questa una bellissima cittadina di pittoresco aspetto, la quale aveva davanti, come una difesa naturale, l’arcipelago delle Egadi, con la favolosa Favignana e la piccola isola Formica. A Trapani vi stammo pochissimo, dalle 10 alle 16, la sera si partì, l’equipaggio era tutto crucciato per la continuità della navigazione. Ad ogni modo si proseguiva, eravamo diretti ad Augusta, si navigava con moderata velocità, era un dolce pomeriggio, le scie bianche lasciate da noi si confondevano con riflessi solari dando un ottimo aspetto. La navigazione fu felicissima ed arrivammo ad Augusta il giorno dopo, stanchi si ma eravamo felici e speravamo di poterci rifocillare e riposare un po’ delle fatiche provate nei giorni precedenti; infatti, si vedevano molti siciliani con il foglio di licenza fra le mani, ma quando stavano sul più bello e quasi per abbandonare la nave, arrivò un contrordine, il quale ci teneva pronti a muovere immediatamente, per destinazione ignota, dunque furono annullati i permessi e di nuovo sì notò il broncio su tutti i visi sia perché le cose non sembravano troppo lisce e perché il giornale radio delle 16,30 annunciava l’immediata occupazione dei tedeschi in Danimarca e Norvegia, quindi fu prudente per noi tenerci pronti sui propri posti di guerra. La nostra meta futura era Palermo e quindi la notte stessa partimmo diretti alla capitale siciliana, e dopo aver fatto un giro e mezzo intorno all’isola entrammo il 10 alle 14, festevolmente accolti dai siciliani. Da lì si partì pochi giorni dopo e fummo diretti in uno scuro e solitario porto nei pressi di Salerno, dopo esserci restati per ventiquattro ore da qui si salpa e dopo lunghe e meditate esercitazioni, rientrammo a Gaeta, dove si è restati per circa una settimana, svolgendo giornalmente delle interessanti esercitazioni.
Monti Vincenzo.

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