domenica 15 aprile 2007

La storia della faccia

Secondo i genetisti la vita multicellulare è comparsa circa un miliardo e 200 milioni di anni fa, mentre i fossili duri sono apparsi assai più tardi, circa 544 milioni di anni fa. In questo lunghissimo periodo geologico le creature con il corpo molle, come i vermi, che somigliano a piume scorazzavano ovunque, ma i loro resti sono rari.
Probabilmente la prima faccia prese forma verso la fine di tale era.
I vermi striscianti, con gli occhi e la bocca sulla fronte, sono proprio loro a chiarire l’origine della faccia, che è figlia del movimento. Quando un animale nuota regolarmente in una direzione, la testa diventa l’estremità più importante. Se la bocca è anteriore, inghiotte il cibo con facilità, semplicemente grazie al movimento; una bocca posteriore si allontanerebbe dal cibo. Inoltre la testa entra continuamente in contatto con cose nuove, e per questo gli organi sensoriali sono raggruppati sulla fronte.
Nei vertebrati, come i pesci, i geni fondamentali che sovrintendono alla struttura sono il quadruplo di quelli degli invertebrati. Nei vertebrati la testa e il corpo sono più complicati e nei pesci è abbastanza comune la presenza di un cervello di un certo rilievo.

Poche idee hanno irritato l’ottocento quanto quella della selezione naturale. Molti pensatori consideravano impossibile e addirittura offensiva l’ipotesi che discendessimo dalle scimmie, data la nostra capacità mentale e la nostra profondità spirituale.
Il nostro viso non somiglia a quello delle scimmie o di qualsiasi altro animale, e questo è uno dei motivi per cui ci consideriamo così speciali. E infatti, la parte più straordinaria della sua storia sono i cambiamenti avvenuti di recente, che ne fanno un caso senza precedenti nell’evoluzione. Infatti il nostro viso è un derivato di ciò che produce la mente. Ciascuno di noi ha una faccia da battaglia, che nasce dalle armi, dal fuoco e dal desiderio.
La stazione eretta ha smilitarizzato la faccia. Le mandibole e i denti di un quadrupede si protendono in avanti come punte di lancia, trasformando così la faccia in un’arma naturale. Un lupo, per es., avanza a grandi falcate con le zanne in resta, e persino gli scimpanzé mordono regolarmente i nemici.

Gli australopitechi, eretti su due zampe e con la testa posata sulle spalle, persero questa struttura protettiva, e rimasero esposti con tutto il corpo alle aggressioni.
Essi vissero per un lunghissimo periodo, ma già 2.500.000 anni fa il globo si stava raffreddando, ed era ormai incominciato il ciclo attuale di ere glaciali periodiche. L’Africa si prosciugava, gli alberi erano meno folti, e forse queste creature costituivano un bersaglio più facile da raggiungere mentre correvano da uno all’altro.
Diminuivano di numero, e comparve un nuovo animale: l’ Homo habilis, il primo membro del nostro genere. Era una creatura radicalmente diversa. Non si arrampicava sugli alberi. Era un bipede a tutti gli effetti. Egli era una novità anche sotto altri aspetti. Il suo cervello si sviluppò in modo straordinario, aumentando del 50%. E la sua faccia cominciò ad avvicinarsi a quella umana. La fronte si innalzò un pochino, il prognatismo si attenuò e i denti arretrarono, forse perché la loro funzione difensiva era diventata meno importante. Alcuni esemplari avevano una spessa arcata sopracciliare, cui erano ancorati i muscoli mandibolari, e il primo mozzicone di naso sporgente.
Nell’evoluzione dall’ Homo habilis a noi, tramite l’Homo erectus si verificano quattro cambiamenti essenziali: la faccia si appiattisce; la fronte si innalza per dare spazio al cervello, che è più grande; il naso diventa sporgente; compare il mento. I primi tre elementi appaiono presto, il mento invece è un’innovazione molto recente. La faccia umana vera e propria nasce in Africa alla fine di una grande era glaciale, 130.000 anni fa, con il moderno Homo sapiens.
Forse la scomparsa del prognatismo è l’aspetto più sconcertante dell’evoluzione.
Mastichiamo meno il cibo perché abbiamo imparato a controllare il fuoco. I focolari compaiono per la prima volta circa 300.000 anni fa. La cottura ammorbidisce il cibo, riducendo la necessità di avere mascelle e denti forti.
Dal punto di vista anatomico le persone di 130.000 anni fa erano come noi, avevano la nostra fronte, i nostri zigomi e denti scintillanti.

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